Distribuzione territoriale dei vini di questo blog

Friday, May 26, 2006

UN GRANDE PATRIMONIO ITALIANO DA CONOSCERE E SALVARE: IL GATTINARA D.O.C.G.


Uno dei vitigni più conosciuti, fra i tanti che piacevolmente infestano il territorio italiano, è senza dubbio il nebbiolo. Nessuna cultivar, più di questa, è il simbolo della tradizione vitivinicola di una Regione di grande prestigio: il Piemonte. Sono difatti molti i vini D.O.C. e D.O.C.G. che si ottengono dal nebbiolo, in Piemonte e non solo. Ma se il "barolo" ed il "barbaresco" sono famosi e riconosciuti da tutti, ne esistono altri meno importanti in quanto a fama, ma sicuramente molto significativi per caratteristichedi qualità e tradizione. Tra questo vorrei spendere due parole in favore di un vino che ritengo tra i migliori rossi al mondo, nato in un territorio particolare, nell'area pedemontana degradante dal massiccio del Monte Rosa, dove tra bellissime colline prospera la vite, dove le tradizioni si perdono nei secoli. In questo ambiente incantato nasce il Gattinara D.O.C.G.
La zona di produzione è ristretta al solo territorio del Comune di Gattinara, in provincia di Vercelli e, come prescrive il disciplinare di produzione, deve essere prodotto per almeno il 90% da uve appartenenti al vitigno nebbiolo, caratterizzato dall' avere bacche nere medio-piccole, grappolo medio-grande di forma piramidale, con acini piuttosto fitti. Prevede una lavorazione attenta e lunga, con un periodo di invecchiamento di almeno tre anni (quattro per la tipologia "riserva").
I vini di questa denominazione presentano caratteristiche molto interessanti, in quanto reggono molto bene ai lunghi invecchiamenti, presentando possibilità di evoluzione sorprendenti, tanto che molti autori suggeriscano di consumarlo non prima di otto-dieci anni dalla vendemmia. Presentano all'olfatto un ampio spettro di sensazioni, che vanno dal floreale alla liquirizia, con sentori che talvolta possono ricordare il sottobosco o il cuoio. Il sapore è asciutto e persistente, con un giusto equilibrio tra i tannini ed una piacevole e caratteristica acidità. L'abbinamento migliore è con le carni rosse e la selvaggina a pelo molto elaborata, avendo cura di stappare le bottiglie almeno due ore prima del servizio.

Nei miei post, è mia consuetudine fare riferimenti alla storia dei vini ed all'origine degli stessi, come non manco mai di citare tra tutti i produttori quelli che hanno suscitato in me particolare fiducia ed interesse e ne di menzionare i prezzi e le caratteristiche di alcuni prodotti (nel caso del gattinara se ne possono trovare di eccellenti a 15-25 euri). In relazione a questo vino ho però un grande affetto e nutro una grande apprensione per il suo futuro.
Difatti, con sempre minore frequenza riesco a trovare il gattinara nei supermercati, raramente ne sento parlare, le sue storiche bottiglie dalla forma fantasiosa sono sempre meno oggetto di discussione. Bisogna togliere dall'oblio questo vino, simbolo di un territorio ricco di storia. Territorio ora alle prese con una notizia preoccupante, riguardante la sua prossima possibile esplorazione petrolifera. Spero che gli interessi di pochi non soffochino l'economia locale e che non pregiudichino il futuro di questo gioiello dell'enologia mondiale.

Mi permetto quindi di dire a tutti che il nostro dovere sia quello di difendere il gattinara, conoscendolo meglio ed apprezzandolo. Beviamolo perchè è un sorso di cultura, beviamolo perchè deve vivere e prosperare come merita. Beviamolo perchè è davvero unico e fantastico, una scoperta che vi renderà entusiasti.

Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti, Pierluigi Salvatore.

Nelle foto: grappoli del vitigno "nebbiolo", vigneti nel Comune di Gattinara (VC), bottiglia di vino gattinara del 1973.

Monday, May 22, 2006

DAL CUORE DELLE MARCHE UN GRANDE GIOIELLO: LA VERNACCIA DI SERRAPETRONA D.O.C.G.


Il mondo enologico è bello perchè manifesta una grande variabilità, riassume la perfezione del caos, sancisce la pari dignità tra le regole e le numerosissime eccezioni. E' bello perchè da buoni risultati solo se l'uomo è in perfetta sinergia con la natura.
Nel maceratese esiste una realtà nella quale la natura è stata generosa e gli uomini sono stati geniali. Questa realtà è rappresentata dal comune di Serrapetrona e dal suo immediato circondario. Il frutto di questo comprensorio è un prodotto meraviglioso: la Vernaccia di Serrapetrona D.O.C.G., nelle tipologie "dolce" e "secca".

E' un vino spumante naturale del tutto singolare, ottenuto dal vitigno a bacca nera omonimo (vernaccia nera). E' difatti l'unico in Italia (e che io sappia al mondo) a subire ben tre fasi di fermentazione.

Al momento della vendemmia una parte delle uve (almeno il 40% del totale, come previsto dal disciplinare di produzione) viene appesa su appositi fili e destinata all'appassimento, mentre la restante parte viene lavorata subito ed avviata alla prima fermentazione. Dopo circa due mesi, l'uva appassita viene pigiata ed il mosto ricavato viene unito a quello precedentemente fermentato. L'aggiunta di questo nuovo mosto fa avviare la fermentazione per la seconda volta. Processo che continua per la terza ed ultima fase in autoclave (ovvero in condizioni di temperatura e pressione controllate) al fine di ottenere la cosiddetta "presa di spuma o pris de mousse".

Questo complesso metodo da me brevemente descritto sembrerebbe quasi il frutto di una mente a dir poco bizarra. In realtà è la conseguenza della situazione agronomica e culturale dell'area in oggetto. In questo territorio, fino agli anni'50 del secolo scorso, le viti erano coltivate in consociazione con le piante arboree (le piante ad alto fusto fungevano da sostegno vivo), con potature lunghe, rese elevate ma, di contro, basso tenore zuccherino delle uve. Per ovviare a questo problema, i contadini pensarono di appassire una parte delle uve per 2-3 mesi, pigiarle (approssimativamente nel mese di dicembre) e miscelare il mosto ottenuto con quello gia quasi del tutto fermentato. A questo punto, la fermentazione del vino proseguiva a rilento, quasi silente, anche a causa delle basse temperature, tanto da continuare anche dopo la messa in bottiglia, provocandone la naturale effervescenza. Il risultato venne subito apprezzato, la fama si sparse nei paesi vicini, le persone affluivano a Serrapetrona per acquistarne alcune bottiglie, le quali, per la scarsa presenza tecnologica, avevano riuscite imprevedibili: potevano contenere vino per nulla frizzante, spumante o, addirittura, capitava che esplodessero durante il trasporto!!

Oggi la tecnologia ha eliminato tutte queste romantiche ancorchè spiacevoli evenienze, razionalizzando e mettendo in opera nelle migliori condizioni quello che le tradizioni hanno insegnato, permettendo la commercializzazione di prodotti dal grande prestigio. Vini spumanti dal fascino rurale ed antico, da scoprire, da gustare. Semplicemente..da bere!

Non sono molti i produttori della Vernaccia di Serrapetrona (19 aziende iscritte, con una superficie vitata complessiva, aggiornata alla vendemmia 2004-05, di circa 68 ettari), tutti di buona qualità e rispettosi delle tradizioni.
Tra questi però non posso non ricordare un mito legato a questo prodotto, l' Azienda Agraria Alberto Quacquarini di Serrapetrona. E' un vero specialista della vernaccia, che produce nelle tipologie "dolce" e "secca", utilizzando le sole uve di produzione aziendale. Realizza inoltre altri piccoli capolavori della tradizione maceratese, come i torroni e le famose ciambelline impastate con la vernaccia.
Questo vino si presenta di colore rosso rubino limpido. Particolare l'effetto alla mescita, in quanto produce un'abbondante spuma di colore tendente al rosa. Il profumo è tipicamente vinoso, delicato. La tipologia amabile ha un retrogusto amarognolo molto piacevole ed è il compagno ideale della pasticceria secca, specie se farcita da confetture di frutti di bosco, mentre la tipologia secca si accompagna divinamente a salumi e formaggi. Nella zona di produzione viene spesso consumata, in campagna, nelle colazioni di metà mattinata a base di formaggi e ciauscolo.

Quanto costa? Possiamo trovarlo in enoteca ad un prezzo di circa 12 euri.
Allora cosa dire? Buona Salute a tutti!! Pierluigi Salvatore.

Nelle foto: vigneto nel Comune di Serrapetrona (MC), grappoli di vernaccia nera sottoposti ad appassimento, bottiglia di vernaccia secca dell'Az.Agr. Alberto Quacquarini.

Tuesday, May 16, 2006

TRA L'OCEANO PACIFICO E LE ANDE: BREVE STORIA DEL VITIGNO CARMENERE.


La viticoltura dei nuovi mondi è stata, per ovvie ragioni, caratterizzata dal fatto che i vitigni utilizzati sono stati importati dall'Europa, uno dei Continenti di origine della vite domestica (in America per esempio sono presenti molte specie del genere "Vitis", non adatte alla vinificazione). Ma col passare dei decenni, a seconda delle Nazioni di origine degli emigranti ed a seconda dei climi, anche i nuovi Paesi vitivinicoli hanno acquisito una propria personalità legata ad una specifica cultivar: lo "zinfandel" in California, il "malbec" in Argentina, lo "shiraz" in Australia.
Fra le nuove Patrie dell'enologia mondiale ne esiste una che desta molto interesse tra gli appassionati: il Cile. Ed oggi non possiamo parlare dei vini di questo Paese senza menzionare il vitigno che ne è il simbolo: il "carmenère".

Questa cultivar (spesso confusa con i "cabernet", specie con il "cabernet franc"), è un vitigno discendente della "Vitis biturica", antenato delle cultivar bordolesi. Era diffusamente coltivata in Francia fino agli ultimi anni del XIX secolo, quando arrivò dall'America un parassita animale terribile e devastante per la vite, la fillossera. Tale sgradito arrivo provocò la distruzione dei vigneti della Regione francese (cosa che poi accadde anche nel resto del Continente, costringendo molte persone ad emigrare), che vennero poi reimpiantati con portinnesti resistenti alla fillossera (derivati da viti americane). Nel ripristino vennero però preferite cultivar più moderne e produttive, mettendo nel dimenticatoio l'antica varietà.
Nel frattempo la vitivinicoltura metteva radici in Cile (Paese indenne dalla fillossera) ed il "carmenère" trovava così una nuova Patria. Presenta un grappolo medio-piccolo, conico e con acini abbastanza radi (uno dei difetti produttivi della cultivar è rappresentata appunto dalla scarsa allegagione dei fiori), di colore nerastro e ricchi di pruinosità.
Da questo vitigno si ricavano vini alcolici, ben strutturati e dai tannini morbidi. Caratteristiche comuni a molti vini cileni derivati dal "carmenère" sono il tratto erbaceo all'olfatto, con sfumature di liquirizia e di carruba.
In Italia la diffusione di questi vini (purtroppo c'è ancora del provincialismo!!) non è ancora abituale. Ne ho comunque assaggiati alcuni acquistati nelle enoteche e li ho trovati davvero molto validi ed a prezzi molto accessibili (aiutati dall'euro forte).

Un buon acquisto, per un approcio iniziale, può essere considerato il "Carmenère Varietales" dell'azienda "Punta Nogal", situata nella Colchagua Valley (Cile centrale). E' un prodotto discretamente alcolico (14% vol.!), dal sapore intenso e caratteristico del vitigno, da gustare (preferibilmente) non oltre i 12-24 mesi di invecchiamento. Si accompagna benissimo con grigliate di carne o con primi piatti conditi con ragù importanti. Io l'ho bevuto con una stupenda portata di filetto di vitellone al tartufo nero estivo ed è stato a dir poco caleidoscopico. Il prezzo? Circa 6 euri in enoteca.
Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.


Nelle foto: racemo di carmenère, vigneto della Colchagua Valley, etichetta di "Punta Nogal Carmenère".

Friday, May 12, 2006

SHERRY, JEREZ O XERES? TRE NOMI GIUSTI PER UNA VERA DELIZIA.



Per parlare in maniera esauriente dello sherry non basterebbe una enciclopedia intera, tanti sono gli argomenti coinvolti da questo nobile vino, le cui origini si perdono fino al 1100 a.c., quando la viticoltura fu importata nella regione dai fenici. Da allora il felice connubio tra la vite ed il territorio di Jerez de la Frontera (Spagna) non si è mai interrotto: l'uomo ha saputo far tesoro delle condizioni particolari che questo territorio presenta, ideando un sistema di vinificazione del tutto peculiare.

Questo vino liquoroso si ottiene principalmente da tre cultivar, che sono il Palomino, il Pedro Ximenez ed il Moscatel. Il mosto ottenuto da spremitura soffice viene avviato alla fermentazione, che continua fino al raggiungimento di circa 12 gradi alcolici. A questo punto il vino viene arricchito con distillato, in quantità tale da arrivare in un intervallo del titolo alcolico compreso tra i 15 ed i 22 gradi (per questo lo jerez è da definire vino fortificato).

Solo ora inizia la fase di invecchiamento per il quale vengono usate botti della capacità di 600 litri che non vengono riempite del tutto (cosa anomala nei normali processi di vinificazione) ma per i 5/6 del volume, al fine di favorire i processi ossidativi richiesti per l'ottenimento del prodotto. I barili vengono impilati in piramidi cha hanno il prodotto più giovane sulla sommità ed il più vecchio al suolo (da ciò il termine "solera"). Nelle botti succede una cosa sorprendente: sulla superficie del vino si forma una patina biancastra e caseosa costituita principalmente da lieviti del genere Saccharomyces, chiamata fiore. L'invecchiamento minimo dura tre anni durante i quali, nelle botti, si verificano delle perdite di volume, che vengono rimpiazzate con vino proveniente dalle annate più recenti, stivate al livello immediatamente superiore della piramide di maturazione. Al termine di tale processo, sul fondo dei barili (che vengono in seguito ricercati come contenitori adatti all'invecchiamento di whiskies ed altri distillati), troviamo uno strato di microrganismi morti chiamati "madre dello sherry".

Questa particolare, complessa e lunga lavorazione da me descritta per sommi capi, può subire molte varianti, sulle modalità e sulla durata. Varianti che determinano i molti tipi di jerez presenti sul mercato, che possono essere secchi ("Fino" e "Amontillado"), semidolci ("Oloroso"e "Palo Cortado") e dolci ("Pedro Ximenez" e "Moscatel" prodotti con le uve omonime). Oltre a queste tre grandi categorie esistono selezioni speciali, prodotti a lunghissimo invecchiamento e miscele (blends).

In Italia sono di facile reperimento gli Sherry della categoria dolce, in particolare della selezione "Pedro Ximenez". Ne ho assaggiati in diverse occasioni e ritengo che un prodotto dal buon rapporto tra qualità e prezzo sia il "Don Zoilo", realizzato dalla "Bodegas Williams & Humbert", azienda situata nel territorio di Jerez de la Frontera. E' un vino di buona densità, di colore mogano scuro, dal sapore dolce, ricco, pieno, morbido e consistente, profumo speziato, tendente all'uva sultanina. In bocca dona una piacevole sensazione tattile.

Ideale compagno nelle meditazioni pomeridiane, da benessere ed energia al corpo ed alla mente. L'abbinamento gastronomico ideale è con i dolci. Bevuto insieme ad un buon gelato al cioccolato, genuino e ricco di cacao, costituisce un connubio vincente. Il prezzo del prodotto, invecchiato 12 anni, si aggira intorno ai 10 euri (in enoteca). Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.

Nelle foto: grappolo di uva cultivar "Palomino", vigneto nella Regione di Jerez de la Frontera, bottiglia di "Don Zoilo".

Wednesday, May 10, 2006

RIBOLLA O REBULA? NON IMPORTA! LA QUALITA' NON CONOSCE FRONTIERE.



Il Friuli Venezia Giulia è, tra le Regioni italiane, una di quelle che vantano tradizioni enologiche e varietali piacevolmente più ampie. Pur possedendo vitigni e vini rossi di ottima qualità, è con i vini bianchi che questa terra raggiunge i risultati maggiormente rilevanti. A mio modesto parere, tra i migliori bianchi al mondo.
Vorrei in questa occasione parlarvi di un vitigno eccezionale, che riesce sempre a suscitare il mio entusiasmo: la ribolla gialla, nota e coltivata anche nella confinante Provincia di Nova Gorica (Slovenia) con il nome di "rebula".
La cultivar presenta grappoli dalla forma cilindrica ed acini piuttosto grandi dal colore paglierino. Ha un profumo vinoso e delicatamente floreale, gusto molto morbido e piacevolmente fresco, con lievi sentori tanninici. La ribolla è fonte di bianchi molto completi e strutturati.
Tuttavia, per poter parlare con equità di questo vitigno , non posso ridurmi al sia pur grandioso Friuli Venezia Giulia. Questa varietà è infatti diffusa in molti paesi d'Europa (in Portogallo è nota col nome di "ribolha") e non solo... Tuttavia, per non essere dispersivo, parlerò del territorio che del Friuli Venezia Giulia è la naturale ed ideale prosecuzione: il Collio sloveno.

La grande storia e le logiche geopolitiche portano spesso dietro di loro conseguenze che gli strateghi ed i Capi di Stato non tengono in considerazione. La seconda guerra mondiale ha lasciato in questi territori, a cavallo tra l'Italia e l'ex-Iugoslavia, ferite molto profonde ed ha creato nuovi confini. Con la firma del trattato di Osimo, stipulato tra Italia e Federazione Iugoslava, la regione carsica si è trovata divisa fra due Stati, facendo si che anche la viticoltura subisse destini diversi: in Italia l'evoluzione produttiva è tecnologica ha portato alla realizzazione di prodotti molto ricercati e di grande eleganza, in Iugoslavia c'è stata una "ibernazione" che, per molti anni, ha mantenuto una piccola vitivinicoltura destinata spesso all'autoconsumo. Il tutto è avvenuto fino ai primi anni novanta, quando una vitalità innovatrice ha risvegliato il settore enologico anche nella neonata Slovenia, conducendo ad un accostamento tra l'antico ed il nuovo, in una virtuosa interazione. Vini moderni, di tendenza, ma con un gusto affascinante e primordiale.

Nel Collio goriziano vorrei segnalare la ribolla prodotta da un piccolo produttore, l' "Azienda Agricola Komic" di Lucinico (GO). E un prodotto che manifesta schiettamente tutte le caratteristiche del vitigno, rendendolo il compagno ideale dei primi piatti a base di pesce. Ad un prezzo inferiore ai 10 euri.
Nel versante sloveno vorrei segnalare la "Rebula Vipavska Dolina" dell'azienda Slavček, situata nel territorio di Dornberk. E' un vino vero: coltivazione biologica, nessuna pratica di forzatura (ovvero senza somministrazione di fitormoni di sintesi) in vigneto, nessun lievito selezionato, nessun intervento di chiarifica. Secco, persistente e sapido, lo consiglio con piatti di pesce al forno e carni bianche poco elaborate. Ottimo anche con formaggi caprini freschi. Distribuito in Italia dalla Velier. Il prezzo? Intorno ai 16 euri in enoteca. Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.

Nelle foto: racemo di ribolla, vigneto nella regione della Goriška Brda, versioni italiana e slovena della ribolla gialla.

Monday, May 08, 2006

ERA SCOMPARSA ED E' TORNATA. BENTORNATA, MERAVIGLIOSA LACRIMA DI MORRO D'ALBA!

Solo un miracolo ha evitato, nel periodo dell'appiattimento devastante coinciso con gli anni '70-'80, il compimento di un grave misfatto. Soltanto la convinta e benevola caparbietà dei viticoltori marchigiani ha salvato un tesoro varietale e di tradizioni del quale l'Italia può e deve andare fiera: la Lacrima di Morro d'Alba. Un prodotto di anthichissima storia, tanto da essere stato apprezzato persino da Federico I Barbarossa durante l'assedio di Ancona del 1167.
L'area di produzione, così come stabilito dal disciplinare di produzione, riguarda una ristretta area nella provincia di Ancona. Tradizionalmente le viti erano allevate in consociazione con piante arboree (in particolare l'acero), oggi è utilizzato in prevalenza il metodo di allevamento denominato "Guyot".
Il vitigno, chiamato appunto "Lacrima", presenta la particolarità di avere una trasudazione di mosto dalle bacche in prossimità dell'epoca della maturazione. Il vino ottenuto, benchè possa invecchiare per 2-3 anni, va a mio avviso bevuto giovane, per potere apprezzare la specificità unica del vitigno. Ha un profumo molto particolare, che ricorda il sottobosco e la violetta selvatica, colore rosso rubino carico, sapore morbido e intenso, tannino evidente e piacevole.
In genere viene abbinato con salumi marchigiani (per esempio il ciauscolo) o con primi piatti a salsa rossa. Personalmente ho trovato questo vino perfetto con i primi piatti preparati con salse a base di asparagi selvatici.
Molto valida la versione presentata sul mercato dal produttore Mario Lucchetti di Morro d'Alba. Presenta tutte le caratteristiche tipiche di questo vino, ed ha un prezzo in enoteca di circa 8 euri.
Esiste anche una versione "passito" della Lacrima. E' un ottimo vino da dessert, forse uno dei migliori da accompagnare con il cioccolato fondente. Eccellente il "Re Sole", prodotto dall'azienda "Stefano Mancinelli" di Morro d'Alba. Il suo prezzo si aggira intorno ai 16 euri. Allora cosa dire...Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.

Saturday, May 06, 2006

MONTEPULCIANO D'ABRUZZO COLLINE TERAMANE D.O.C.G.


Il commento dell'amico Antonio Candeliere è molto attinente e richiama ad uno sguardo d'insieme sulla realtà enologica abruzzese, in prosecuzione a quanto da me già scritto sul montepulciano d'abruzzo.
La DOCG colline teramane riguarda il territorio di molti comuni della Provincia di Teramo, la più settentrionale della Regione. L'istituzione della denominazione d'origine garantita, avvenuta nel 2003, corona un percorso di successo, di impegno, di abnegazione e di serietà partito dall'epoca delle guerre puniche ed arrivato ai nostri giorni.
Produttori piccoli e grandi del comprensorio (tra i quali Camillo Montori, Elio Monti e Dino Illuminati) si sono applicati con grandi sforzi al raggiungimento di importanti obiettivi, volti al miglioramento qualitativo e promozionale, che hanno portato i loro vini sulle tavole di tutto il mondo: non si contano i personaggi famosi ed i capi di Stato che hanno dimostrato il loro apprezzamento per i prodotti dell'enologia teramana.
La sintesi perfetta di questo percorso è senza dubbio il disciplinare di produzione istitutivo della DOCG, creato in modo da non ammettere equivoci di alcun genere. Tale disciplinare prevede, ad esempio, un titolo alcolico minimo molto alto e l'assoluto divieto per la pratica dell'arricchimento (cosa per esempio non del tutto vietata per altre DOCG, anche molto blasonate).
Non sono ancora molti i prodotti in commercio con tale denominazione, a causa della forbice temporale che intercorre tra la sua recente istituzione ed i periodi di invecchiamento minimi.
Ho avuto la fortuna di degustarne alcuni, tutti di grandissima qualità. Presentano e preservano tutto il carattere del vitigno montepulciano: vini molto asciutti, colore rubino intenso, odore etereo, sapore pieno e vellutato. Memorabile il Castellum Vetus” 2003 prodotto dall' "Azienda Agraria Centorame" di Casoli di Atri (TE). Insignito dalla gran menzione al concorso Vinitaly 2006 e dalla Medaglia d'Oro al banco di assaggio di Torgiano. E' un vino di grande eleganza e dotato di grande potenza, gusto molto persistente ed ottima bevibilità, nonostante il suo elevato grado alcolico (15% vol.!!).
Il prezzo in enoteca è molto contenuto (considerando la sua eccellente qualità ed il suo prestigio) e si aggira intorno ai 16-17 euri. Sicuramente spesi benissimo.
Allora cosa dire? Buona Salute a tutti! Pierluigi Salvatore.

Nella foto: vigneto nel Comune di Controguerra (TE).

Thursday, May 04, 2006

UN VINO SPECIALE AD UN PREZZO ONESTO?...NON E' UN SOGNO!


Spero che stia finendo il tempo in cui il mercato del vino sembrava impazzito, prezzi raccapriccianti, marketing sontuoso, fatto di eventi v.i.p. nei quali i prodotti in oggetto venivano pubblicizzati con stelle e stelline del mondo dello spettacolo, vini messi in gioielleria, con prezzi adeguati a quelli dell'oro. Il tutto pagato dal vero utente della filiera produttiva: il consumatore pagante.
Voglio parlarvi di un prodotto grandioso, un vero giojello dell'enologia abruzzese: il "Cagiolo", montepulciano d'abruzzo prodotto dalla Cantina Tollo. E' un vino che esprime la sintesi di una tradizione consolidata, una natura benevola, l'influenza del mare, colline incantate e ricoperte di rigogliosi vigneti. Chiunque abbia avuto la fortuna di viaggiare attraverso le contrade comprese tra i Comuni di Tollo ed Ortona ha avuto la fulgida impressione che tutto in quei luoghi sia stato finalizzato all'ottenimento di vini fantastici. Il "Cagiolo" ne è la prova.
Esprime al meglio la potenza del vitigno autoctono (montepulciano d'abruzzo in purezza), la robustezza, la predisposizione all'invecchiamento. Ottenuto con una lunga macerazione delle bucce, affinamento in barriques per 18 mesi e per 6 mesi in bottiglia. Rubino intenso, sapore persistente e vellutato, accompagna tutti i piatti a base di carne rossa e selvaggina. Ma il mio suggerimento personalissimo è quello di gustarlo con un piatto tipico della cucina abruzzese: le mazzarelle alla teramana.
Ha ottenuto di recente (per la vendemmia 2003), un prestigioso riconoscimento: la "Gran Medaglia d'Oro" al concorso internazionale Vinitaly 2006.
Ma la cosa più interessante è il prezzo: circa 15 euri. Buona Salute a tutti, Pierluigi Salvatore.

Wednesday, May 03, 2006

BLAUFRÄNKISCH: IL RE DELL'EUROPA DANUBIANA.



Ma in Austria si produce vino? E' una domanda che spesso mi sono sentito porre nei miei discorsi con gli amici ed i conoscenti. Altro che!! Il Paese transalpino ha una antichissima tradizione; una viticoltura di frontiera che per le sue peculiarità ha saputo creare veri capolavori di creatività e genialità. L'Austria è il Paese che ci regala meravigliosi bianchi secchi, delizie delle cene a base di frutti di mare, eiswein o icewine (vini dolci naturali prodotti da uve vendemmiate in epoca tardiva, quando le temperature provocano il congelamento delle bacche), ottimi spumanti. Ma nella terra di Mozart si producono dei rossi di peculiarità straordinaria, ottenuti in particolare dal vitigno principe dell'Europa centrale: il blaufränkisch, conosciuto anche col nome franconia (Italia) o di kekfrankos (Ungheria). Nella regione del Burgenland austriaco il blaufränkisch viene vinificato in purezza, ottenendo un prodotto di grande eleganza e specificità. Un rosso sapido, di ottimo profilo tanninico, una piacevole nota di acidità, accompagnata da una fase fruttata molto vivace. A rendere unico l'insieme, una splendida nota speziata, che lo rende il compagno ideale delle serate invernali: un sorso di questo vino con una pietanza a base di selvaggina elaborata rappresenta un piccolo piacere della vita.
Molto valida la versione proposta dalla cantina ST.MARTINUS di Donnerskirchen, azienda che vanta il conseguimento di tantissimi prestigiosi premi internazionali (tra i quali due "Gran medaglia d'oro" conseguite a due edizioni del Vinitaly di Verona). Molto onesto il prezzo, intorno ai 13 euri. (L'uso della parola "euri" non è casuale!!). Per concludere, buona salute a tutti!!

Tuesday, May 02, 2006

PRESENTAZIONE

Ho deciso di creare un blog sui vini, mosso dal grande amore che ho per i prodotti della terra e per le tradizioni dei tutti i Paesi del mondo. L'Italia è la Nazione che, nell'ambito della produzione enologica, tanto ha dato e tantissimo da a tutti gli appassionati, in
termini quantitativi e qualitativi. L'enorme varietà di cultivar, la forte estenzione in termini di latitudini, la difficile orografia del Paese, le differenze antropologiche, le influenze derivanti dalle dominazioni subite nell'arco di molti secoli, hanno causato una grande differenziazione varietale e di modalità produttive.

Oggi le conseguenze sono piacevolmente visibili a tutti: centinaia di D.O.C. e decine di D.O.C.G. sono attualmente accreditate nel Bel Paese. E' una situazione che ci rende giustamente orgogliosi, ma che ci porta spesso ad una chiusura ostinata (che spesso assume connotazioni provinciali) nei confronti dei vini prodotti in tutti i Paesi vitivinicoli del mondo, in alcuni casi nuovi arrivati, in altri con tradizioni millenarie e consolidate alle spalle.

Alcuni profani, ad esempio, tendono spesso a meravigliarsi alla notizia che alcune zone del''Europa centro-settentrionale o orientale siano da millenni la culla di vini meravigliosi, forse di nicchia, ma che assicurano esperienze sensoriali assolutamente formidabili.

Il mio scopo, nei post che pubblicherò periodicamente, sarà quello di condividere le mie esperienze con gli utenti della rete, avendo come linee guida la completezza delle informazioni, l'attenzione ai prezzi ed al consumo consapevole. Per dirlo con una espressione semplice, vorrei aiutare gli utenti ad operare scelte intelligenti e senza preclusioni. Buona Salute a tutti!!

Nelle foto : vendemmia nella zona del Tokaj (Ungheria nord-orientale); viticoltura eroica in Valtellina (foto grande); vigneti in terreni sottoposti a spietratura manuale con muretti a secco (isola di Hvar, Dalmazia centrale, Croazia);