Distribuzione territoriale dei vini di questo blog

Tuesday, June 20, 2006

VINO, LIQUORE O ROSOLIO? LA RATAFIA', UNA BEVANDA ALL'INSEGNA DELLA TRADIZIONE E DELLA BIODIVERSITA'.

Per deformazione professionale mi capita di sovente che i miei discorsi si soffermino sulla qualità e sulle varietà ortofrutticole. In ognuna di queste discussioni mi capita di constatare un fatto importante: con la diminuzione dell'età dei miei interlocutori diminuisce altresì il numero di specie frutticole conosciute. Mele cotogne, mele limoncelle, sorbe, nespole europee (molti conoscono solo la nespola giapponese), le more di gelso bianche e nere, il pero corvino, il corbezzolo. Sono varietà di frutti, conosciute dai nostri nonni e purtroppo ignote ai più giovani.

Questo rappresenta a mio avviso il sintomo di un preoccupante fenomeno, quello della diminuzione della biodiversità vegetale negli ecosistemi agrari. Una riduzione che riguarda le specie e le cultivar delle varietà frutticole coltivate. Le pere a spina, le mele zitelle, le mele di San Giovanni (a maturazione precoce), costituiscono una collezione genetica in via di estinzione. Sarebbe una grave perdita , in quanto, oltre alla scomparsa delle vecchie cultivar, andrebbe a dequalificare la ricerca finalizzata alla creazione di nuove varietà. In sei parole: pregiudicare il futuro distruggendo il passato.

Tra i cosiddetti frutti minori non possiamo non menzionare le amarene (Prunus cerasus L.), variante acida del ciliegio dolce (Prunus avium L.). L'area di origine delle amarene pare che sia inscrivibile tra il Mar Nero e l'Armenia, anche se la sua diffusione nei boschi europei viene segnalata da tempi remoti.

Una grande consuetudine riguardante l'uso delle amarene (in alcune varianti chiamate anche marasche o visciole) unisce tutta l'Italia e le sponde del Mare Adriatico, come testimoniano il gran numero di liquori e conserve che da questo frutto si ricavano: le "visciole al sole" diffuse un po' in tutta Italia (famose quelle di Cantiano), le confetture a base di amarene, il Maraschino di Zara (realizzato con le marasche prodotte in grande quantità nell'entroterra zaratino).

Nella tradizione abruzzese esiste un prodotto particolarissimo, che unisce la tradizionale coltivazione di amarene (esiste una specifica cultivar chiamata amarena di Pescara) al grande patrimonio enologico della Regione: la Ratafià, chiamata anche Rattafìa o Ratafiat. Questo nome strano pare che provenga dall'usanza di bere questo particolare rosolio negli studi notarili dopo la stipula dei contratti, contestualmente alla pronuncia, da parte del notaio, della formula "Ratafiat", ovvero, che i patti siano ratificati.

Si ottiene mettendo a macerare per un periodo variabile (comunque intorno al mese) le amarene in una miscela di Montepulciano Cerasuolo D.O.C., alcool o acquavite e zucchero. Si ottiene un liquore dal colore rosso violetto, amabile e dal caratteristico sapore di amarene, dal profumo inconfondibile.

Viene usato nella pasticceria casalinga per bagnare il pan di Spagna delle torte di compleanno e si beve accompagnandolo al consumo dei dolci tipici abruzzesi, come il "torrone di Sulmona" o il "parrozzo di Pescara".

Un abbinamento fantastico e raffinato è quello che si può realizzare affiancando la ratafià (temperatura di servizio 15°C) ad uno Strudel di Amarene, decisamente ben descritto in questa ricetta. Un connubio che consente di apprezzare benissimo le caratteristiche dei due protagonisti, rendendo piacevole ed all'insegna della naturalità un pomeriggio di conversazione. Nel periodo di maturazione di questi preziosi frutti è un vero peccato non approfittarne, facendone una fantasiosa ed interessante degustazione.

Tra le tipologie realizzate dai produttori abruzzesi vorrei menzionare quella realizzata dalla Azienda Agricola "Praesidium" di Prezza (AQ), nell'area dove il vitigno "montepulciano d'abruzzo" ha la sua più antica diffusione. E' un rosolio di classe, moderatamente alcolico (26,5% vol.), da annoverare tra i migliori vini aromatizzati presenti nel nostro Paese. E' possibile trovarlo in enoteca ad un prezzo di circa 16 euri.

Molto valida anche quella presentata dalla "Enrico Toro & C." di Tocco da Casauria (PE): presenta caratteristiche produttive leggermente diverse, ma il risultato è di assoluto rilievo. Questa azienda (famosa soprattutto perchè produce l'ottima centerba abruzzese) la realizza con un grado alcolico finale del 20,5% vol.

Bontà, tradizione, biodiversità: i segreti per il successo dell'agroalimentare italiano. Questo prodotto li riunisce con raffinatezza.

Allora cosa dire?? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.


NELLE FOTO: LA CONCA PELIGNA (AQ), FRUTTI DI AMARENE, IL PARROZZO (DOLCE TIPICO ABRUZZESE), BOTTIGLIA DI RATAFIA' DELLA AZIENDA PRAESIDIUM, BOTTIGLIA DI CENTERBA TORO.

Thursday, June 15, 2006

VITICOLTURA EROICA E VINI ELEGANTI. I TESORI DELLA VALTELLINA.

Chiunque abbia visitato la Valtellina ha certamente ammirato con meraviglia il meticoloso lavoro che ha portato ad un modellamento che ha del fantastico. Lavori durati secoli, piccoli e caparbi artisti che hanno creato, nella loro sinergia, un'opera faraonica che richiama alla fantasia le costruzioni megalitiche o la muraglia cinese.

Sono le terrazze della Valtellina, vere contrade incantate che rappresentano uno degli esempi più conosciuti della viticoltura eroica. Un ambiente molto peculiare, in via di riconoscimento da parte dell'UNESCO come patrimonio dell'umanità. Coltivazioni che hanno come protagonista una cultivar cara a tutti gli enofili, il Nebbiolo, noto in questa area con il nome di Chiavennasca. Il territorio molto mutevole produce inoltre una gran quantità di microclimi che, uniti a molteplici variabili pedologiche, crea una offerta di prodotti ampia e di enorme interesse.

Molte sono infatti le denominazioni di origine espresse da questa valle, insignita con una D.O.C. ed due D.O.C.G.: il Valtellina Superiore e lo Sforzato. La prima denominazione si suddivide inoltre in più tipologie, che ne identificano le aree di produzione in maniera inequivocabile. Inferno, Grumello, Sassella, Valgella e Maroggia sono i nomi che racchiudono le splendide tradizioni vinicole di questa valle, i cui vini sono stati apprezzati da principi e da capitani di ventura. Il susseguirsi delle vicende storiche ha influenzato in modo avvincente l'economia agricola valtellinese, portando in auge o in depressione, in maniera alterna, la parte alta e la parte bassa di quest'area, in costante osmosi culturale e commerciale con il vicino Paese dei Grigioni.

Il prodotto di questo territorio che esprime il mio maggiore entusiasmo è lo Sforzato, noto anche con il nome di Sfursat. La metodologia produttiva di questo vino ne spiega di sicuro il nome bizzarro ed indecifrabile al primo ascolto. Le uve della cultivar Nebbiolo provenienti da una accurata selezione, compiuta tra i grappoli raccolti nella zona autorizzata dal disciplinare di produzione, vengono cernite con cura e disposte ad asciugare su graticci per circa 110 giorni. L'aria fresca ed asciutta fornita dal magico clima di questa terra, favorisce un leggero appassimento delle uve, con il conseguente incremento della concentrazione zuccherina (il disciplinare prevede un titolo alcolico minimo del 14% vol.) e l' evoluzione del profilo aromatico e gustativo del frutto. A gennaio avviene poi la normale lavorazione che si realizza con la vinificazione in rosso, ovvero con la macerazione delle bucce nel mosto (al fine di estrarre i pigmenti e le sostanze aromatiche). Successivamente inizia la fase di invecchiamento e maturazione, lunga almeno 20 mesi.

Il territorio magnifico, la grandezza del vitigno, il retroterra storico e le tradizioni, unite a tecnologie moderne ma non invasive, hanno portato lo Sfursat alla gloria della D.O.C.G., la prima riconosciuta in Italia ad un passito secco. Vini robusti e potenti, che scaldano il cuore e l'anima.

Un ottimo prodotto (con un costo non esagerato) è a mio avviso lo Sfursat realizzato dall'azienda Nino Negri di Chiuro (SO). E' un vino dal gradevole colore rosso granato intenso, un profumo deliziosamente speziato, che dopo una buona decantazione assume connotazioni floreali decisamente suadenti. Il sapore è caldo, di grande morbidezza ed armonia, che (per esperienza personale) migliora e si affina visibilmente con l'invecchiamento. Con una portata di anatra alla cacciatora vi permetterà di spiccare il volo!!

Il prezzo? Circa 18 euri in enoteca!

Allora cosa dire?? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.


NELLE FOTO: VITICOLTURA VERTICALE IN VALTELLINA, SCHEMA DELLE PRODUZIONI VINICOLE, BOTTIGLIA DI SFURSAT NINO NEGRI.

Monday, June 12, 2006

VITIVINICOLTURA CALABRESE E MARKETING. TRA IL PASSATO ED IL PASSATO REMOTO. TRA MANZONI E DON FERRANTE.


Ho da poco iniziato, con molta soddisfazione, la mia attività di blogger. Ho ricevuto molti spunti di discussione, ho imparato dai contributi di tutti i lettori ed ho cercato di fornire informazioni valide ed il più possibile complete.

Ho sempre parlato di vini che conosco bene, da me assaggiati in più versioni. Inoltre mi sono servito, quando ho avuto dubbi sulla storia dei vitigni e dei vini o su particolari attenzioni produttive, di notizie ottenute dai consorzi di tutela o direttamente dalle aziende. In tutti i casi ho avuto risposte molto costruttive e complete. Tutti hanno capito che anche le parole di un piccolo blogger avrebbero costituito un supporto utile alla comunicazione.

Poche settimane fa ho ricevuto un commento molto stimolante ed ho pensato di scrivere un articolo sul vitigno "greco bianco" e sui suoi utilizzi in Calabria.

I vini di questa Regione, benché in molti casi siano eccellenti, non godono purtroppo di adeguata considerazione: poco presenti sui banchi della grande distribuzione, quasi assenti nelle premiazioni e sulle guide (salvo poi ascoltare le accuse di complotto e le lamentele da parte dei produttori). Le buone etichette, quando reperibili in enoteca, hanno prezzi alti, che non ne stimolano l'acquisto da parte di chi non le abbia mai sentite nominare.

Volendo scrivere un post su due vini calabresi ho interpellato un produttore piccolo, quattro medi ed uno grandissimo. Ho chiesto loro di inviarmi con la posta elettronica le schede tecniche ed eventualmente le analisi chimiche. Le risposte? Qualcuno mi ha detto che aveva da fare, qualcuno mi ha risposto che si sarebbe fatto vivo (sto aspettando!!), uno mi ha trattato quasi male, dicendo che il suo vino era già tanto conosciuto come il migliore vino del Mondo.

Belle risposte ad una pubblicità (sia pur piccola) a costo zero. Bel modo di comunicare. Ottima via per ottenere conoscenza e considerazione. Forse le ragioni della poca visibilità di questi vini sono ora più palesi. E le lamentele dei produttori di sicuro poco legittime.

Questo atteggiamento mi ha ricordato il carattere del manzoniano Don Ferrante. Persona molto colta ma con una formazione alienata dalla realtà. Una grande cultura che lo portava alla supponenza tipica nell'erudito del suo tempo, un bagaglio di conoscenze che lo portò inizialmente a negare l'esistenza della peste e poi ad attribuirle origini astrali. Si scontrò con le persone dando credito ai pianeti. Ma questi non gli diedero ragione.

Spero che la vitivinicoltura calabrese non continui a seguire l'esempio di Don Ferrante. Che andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio. Prendendosela con le stelle.

Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti. Pierluigi Salvatore.


Thursday, June 01, 2006

FIGLIO DEL VENTO, FIORE TRA I SASSI, VERDE MANTELLO DELLE TERRE ROSSE. AGRESTE E RAFFINATO TERRANO.


Se esiste un territorio che ha caratterizzato e definito un fenomeno geologico e che lo contraddistingue in tutto il Mondo, questo comprensorio è sicuramente rappresentato dalla Regione del Carso. Acque superficiali, inghiottitoi, grotte, doline, fiumi che si inabissano e riemergono, laghi che compaiono e si dileguano, riassumono in breve i fenomeni che, in tutto il mondo, vengono definiti "carsici".

Definire compiutamente i confini dell'area del Carso non è cosa facile ma, in genere si usa racchiuderlo tra la costa adriatica triestina e capodistriana ed il loro entroterra prossimo. Il Mare Adriatico è un elemento del Carso e questo è una componente dell'adriaticità. A caratterizzare questo territorio, oltre agli elementi geologici che ho brevemente descritti, un fenomeno dalla forza travolgente lo rende unico e pieno di significati. Un vento (qui tremendamente violento) che si associa nella memoria collettiva alla regione carsica: la bora. Soffia spesso impetuosa a causa dell'orografia che la amplifica (esiste una gola chiamata "porta della bora") e, anche quando è flebile, rende l'aria sempre tersa ed il cielo di una straordinaria luminosità. Il sole dona al Carso una luce diversa.

Le diverse componenti antropologiche ed etniche susseguitesi tra i tempi e nei tempi, legate alle peculiarità offerte dalla natura, hanno reso possibile il fiorire di un'ampia varietà di prodotti, alimentari ed enologici. E, parlando dei vini di queste terre, non possiamo non dedicare una attenzione particolare a a quello che del Carso è il simbolo: il terrano, detto teran in Croazia ed in Slovenia.

Deriva dal vitigno omonimo, caratterizzato dall'avere grappoli medi pronunciatamente piramidali, alati, e compatti. Gli acini sono medi e talvolta ellittici, dal colore blu intenso e decisamente pruinosi. Anche se coltivato in varie zone, produce i migliori risultati nel Carso italiano e sloveno, dove esistono rispettivamente due denominazioni di origine, il "Carso terrano" ed il "Kraški teran". I terreni rossi, ricchi di scheletro e di ferro, i venti che influiscono sull'umidità e quindi sulla sanità delle uve, il particolare spettro luminoso offerto dalla specifica condizione di insolazione, concorrono alla particolare sapidità ed allo straordinario colore dei vini, ai quali la tradizione ha sempre attribuito qualità salutari e curative, tanto che ai tempi dell'Impero Asburgico il terrano veniva venduto nelle farmacie in quanto ricco di ferro!

Recentemente sono stato in Slovenia e, lungo la strada del ritorno, mi sono fermato a Sesana (Sežana), piccola località slovena a due passi dal posto di confine di Fernetti. Sono entrato in un bar con molte persone, ho chiesto notizie sul vino teran e, dopo avere scaturito una nutrita discussione tra i presenti, mi hanno accompagnato a Križ, una piccola frazione. E qui, la meraviglia! I gentilissimi signori Tanja e Rado Macarol gestiscono una azienda vitivinicola a conduzione famigliare, la Kmetija Šempolajc, un vero paradiso per chi, come me, è sempre alla ricerca dei prodotti migliori e più conformi alle tradizioni. La signora Tanja, è andata a prendere un quotidiano sloveno che, in occasione della medaglia d'argento vinta con il teran alla esposizione del 2002 a Lubiana, ha pubblicato un articolo il cui titolo era "Il signor Rado ama più i vigneti che sua moglie". Vedendo la cura che mette nelle sue attività, il giornale aveva forse ragione. Ed i risultati si sentono.

Il teran di questa azienda presenta tutte le caratteristiche che questo vino deve avere: un colore rosso violetto intenso ed impenetrabile (la composizione minerale del suolo, il vento e la particolare insolazione influiscono sulla qualità e sulla quantità degli antociani, i cui effetti benefici sono riconosciuti dalla medicina), odore delicato ma marcato di mirtillo nero. Appena l'ho assaggiato ho pensato una cosa: questo vino è estremamente piacevole. A dispetto di un grado alcolico non elevato (11,5% vol.), ha un gusto molto sapido e minerale, tannini morbidi e suadenti, bilanciati vivacemente da un'acidità importante e piacevole. Una buona densità (al ritorno l'ho analizzato ed ho trovato un estratto secco netto di 26,5 g/l !!), dona una gradevole sensazione tattile, una pienezza che fa pensare alla genuinità dei buoni vini sinceri. Perfetto da gustare giovane con i salumi tipici, esprime il suo meglio con del capretto arrosto aromatizzato ad arte (sicuramente consigliabile questa ottima ricetta, frutto del lavoro di ricerca dell'amica Venere!!).
Il prezzo per il prodotto sfuso (al ritorno dalle vacanze estive è salutare organizzare una tappa) è di 3 euri al litro, mentre per il prodotto imbottigliato il costo è di 8 euri a bottiglia. La signora Tanja ( +386 41 448349, parla in perfetto italiano) lo spedisce anche a domicilio tramite posta o corriere.

Per concludere, dico che il teran rappresenta il frutto del duro lavoro, figlio dell'impegno e dell'abnegazione delle genti carsoline, della terra e del sole, del suolo e della salsedine, degli Asburgo e dei Dogi, degli Slavi e dei Latini. Un prodotto per nulla omologato, che unisce i gusti ed i popoli, una sintesi di concordia e di allegria. Aspetta solo che voi lo gustiate.

Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.

NELLE FOTO: IL LAGO CIRCONIO (CERNIŠKO JEZERO) IN DUE DIVERSI MOMENTI, EFFETTI DEL VENTO SULLA VEGETAZIONE SPONTANEA, CARTELLO DELL "STRADA DEL TERRANO", VIGNETO A SEŽANA, PRODOTTI DELL'AZIENDA KMETIJA ŠEMPOLAJC.