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Thursday, July 06, 2006

UN ALTRO TESORO SALVATO DALL'OBLIO: IL VITIGNO PECORINO, RITROVATO PROTAGONISTA DELLA VITICOLTURA ABRUZZESE.


Alcune settimane or sono un visitatore anonimo del mio blog mi ha dato un ottimo spunto, parlandomi di un vitigno tornato protagonista del panorama vitivinicolo abruzzese: il pecorino. Il commentatore anonimo ha parlato dei vini derivati dal pecorino in termini molto lusinghieri, descrivendoli tra i migliori vini d'Italia. Tale prova di affetto nei confronti dei vini bianchi abruzzesi meritava di sicuro una adeguata ricompensa, ed ho quindi ritenuto opportuno dedicare un post a questa antica e nobile varietà.

Questo vitigno dal nome bizarro e caratterizzato dall'avere le bacche bianche, la foglia media poco lobata, il grappolo medio allungato, di aspetto cilindrico, spesso provvisto di alatura. L'acino è piccolo e tondeggiante, dal colore giallo con sfumature verdi. E' diffuso nelle Marche meridionali, in alcune piccole zone dell'Umbria, in microaree del Lazio ed è in fortissima espansione in Abruzzo.

Densa di mistero è la storia legata all'origine del nome di questo vitigno. Varie sono le teorie, ma la più accreditata (e comprovante l'autoctonia nel territorio regionale) sembra essere quella che lega la viticoltura ad un'altra grande tradizione degli Abruzzi: la pastorizia transumante. Questa cominciava in genere nella prima metà di settembre, svolgendosi in antichi sentieri ricavati sulla terra nuda o inerbita (i famosi tratturi), tra i boschi e le campagne coltivate. Le viti della cultivar "Pecorino", avendo la caratteristica di raggiungere la maturazione in anticipo rispetto alle altre varietà regionali, rendeva le sue uve molto gradite dagli animali, che a fatica venivano trattenuti dai pastori. I quali si trovavano poi, loro malgrado, ad affrontare controversie difficili (e dall'esito talvolta spiacevole) con gli agricoltori vittime della predazione ovina!

Poi sono arrivati anni poco saggi per la viticoltura italiana e molti vitigni di pregio sono rimasti nell'ombra. Il "Pecorino" non sfuggì a questa regola, rimanendo così nell'oblìo. Ma nell'ultimo decennio nuova vita ha investito il comparto, molte persone si sono avvicinate al consumo del vino. In Abruzzo un grande fervore ha caratterizzato questi ultimi anni. Produttori intraprendenti hanno capito che la strada del successo non andava cercata nei vitigni internazionali ma nelle uve nostrane, custodite gelosamente da qualche piccolo, prezioso e testardo coltivatore. Uno di questi validi produttori è stato Luigi Cataldi Madonna, la cui azienda è situata nel territorio del Comune di Ofena (AQ), in una zona posta ad occidente del massiccio del Gran Sasso d'Italia, definita, per le estreme escursioni termiche, il "forno d'Abruzzo".

Il grande merito di Luigi Cataldi Madonna è stato (tra gli altri) quello di riscoprire il vitigno Pecorino, da lui raccolto in vendemmia tardiva(la buona acidità e struttura espresse dal vitigno lo rendono adatto alle vendemmie tardive) e fermentato in legno, ottenendo un prodotto di estremo pregio. Un vino che ha fatto scuola. Un vino magnifico. Un vino che ha fatto voltare pagina alla vitivinicoltura abruzzese, portando molti produttori ad impiantare molti vigneti della antica cultivar.

Tra questi viticoltori, uno di quelli che non posso non menzionare è la pluripremiata Pasetti Vini, la cui sede centrale è a Francavilla al Mare (CH), con vigneti condotti o di proprietà in varie zone della Regione.

Il signor Domenico Pasetti, con la sua famiglia, molto ha investito sul vitigno Pecorino, da lui prodotto in due versioni. La prima, commercializzata con la denominazione "Terre di Chieti I.G.T.", è ottenuta utilizzando le uve Pecorino in purezza (coltivate nel territorio del Comune di Orsogna), con fermentazione svolta prevalentemente in acciaio. Ha un aroma delizioso, floreale, un sapore fresco, sapido, pieno e strutturato, che lo rende il compagno ideale delle pietanze a base di pesce. A mio avviso, il migliore abbinamento, è quello che si concretizza con una buona zuppa (brodetto) di pesce.

La seconda versione (chiamata "Tenuta di Testarossa"), della denominazione "Colline Pescaresi Bianco I.G.T.", è ottenuta con uve coltivate nel Comune di Pescosansonesco (PE). Un territorio che a mio avviso costituisce un vero tesoro pedoclimatico. Terreni argillosi e ricchi di calcare, insolazione elevatissima e ventilazione costante rendono questa area di estremo interesse. Le uve Trebbiano e Pecorino (in uvaggio) vengono sottoposte alla pigiatura soffice e fermentate in legno, con lunga permanenza sui lieviti. Questa particolare lavorazione favorisce la formazione di aromi molto complessi, che rimandano al buon sapore della crosta di pane ed al miele. La buona struttura, il grande tenore di estratti (circa 27 g/l), l'alto tenore alcolico (14 % vol.), insieme alla splendida sinfonia organolettica, lo rendono adatto ad abbinamenti molto interessanti. Quello a mio parere più gradevole è quello che si realizza sposandolo ad un ottima portata di maccheroni alla chitarra al tartufo nero estivo (maccheroni lessati e salati, conditi con olio extravergine di oliva e tartufo grattuggiato, tutto a crudo!). Potenza, grazia e semplicità. Attributi che ci vengono dal passato e ci illuminano con ottimismo il futuro.

I prezzi? In enoteca, circa 7 euri per la versione in purezza, 15 euri per la versione "Tenuta di Testarossa".
Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti. Pierluigi Salvatore.


NELLE FOTO: GRAPPOLI DI UVA PECORINO, MOMENTO DELLA TRANSUMANZA, ETICHETTA DEL PECORINO TERRE DI CHIETI I.G.T. DELLA AZIENDA AGRICOLA PASETTI, PANORAMA DEL COMUNE DI PESCOSANSONESCO (PE).

5 comments:

pierosalvatore said...

E' stato un piacere leggerla. Il fatto di trovarmi d'accordo con Camillo Montori mi rende davvero contento!! Salute!

Anonymous said...

Salve pierluigi e complimenti x lo splendido articolo fatto sul mio bianco preferito,il pecorino.Sono contento che anche tu come me apprezzi questo eccezionale vino bianco e non vedo l'ora di provare gli abbinamenti da te proposti.A proposito dei produttori da te citati non conosco il pecorino di Pasetti ma conosco bene quello di Cataldi Madonna ed è proprio verso questo testardo e lungimirante produttore che vorrei spendere "due" parole di elogio.Lo conosco da un tre anni x alcuni suoi prodotti che io definisco eccellenti(malandrino,tonì,occhiorosso e chiaramente x il pecorino).La cosa da apprezzare in questo produttore è quella di aver creato ottimi vini senza abbandonare il suo grande obiettivo:la salvaguardia e la valorizzazione delle caratteristiche specifiche del territorio.Penso,caro pierluigi, sarai daccordo con me, che nell'epoca della standardizzazione e della globalizzazione perseguire tale obiettivo,peraltro con successo,non sia facile.Non a caso nella "felice" trappola della standardizzazione sono caduti anche i c.d. "grandi" vini toscani.Sono sicuro che Cataldi Madonna saprà rivalorizzare anche un grande vino come il pecorino...buona salute da anonimo(francesco)

pierosalvatore said...

Caro Francesco. Cosa dire di Cataldi Madonna? Solo il meglio di questo abile ed onesto produttore, che tanto lustro ha dato all'enologia italiana. La trappola della standardizzazione per fortuna non ha catturato l'Abruzzo, che sta trovando il successo nella riscoperta e nella valorizzazione del patrimonio varietale della Regione...in altri casi, anche da te citati (ma non sono solo quelli) si è andati ad inseguire indiscriminatamente il cosiddetto "gusto internazionale", producendo inutili cloni di vini banalmente vanigliati. Spesso ci si lamenta che i Paesi emergenti ci rubino e ci copino le denominazioni, si fanno piagnistei giusti ma insufficienti. Che diventano superflui quando si fanno poi pressioni per modificare i disciplinari di produzione di alcune doc italiane. Gli australiani copiano i nomi di alcuni doc italiane famose e queste...copiano il vino agli australiani. L'Italia deve esprimere la qualità e le eccellenze dei suoi mille territori, non deve inseguire Taiwan!!

@LLERTA said...

arrivo qua per vie traverse e ho trovato che si parla del Pecorino.
Sono passato da Pasetti e dopo aver rischiato una brutta figura (cavolo, sono in una cantina e mi propongono un formaggio!?) ho provato - e poi comprato - questo ottimo IGT, il cui vitigno viene anche utilizzato per dare vita ad altri bianchi (col Trebbiano p.e.) che non hanno nulla da invidiare ad altri piu' blasonati. Ho preso anche i due testarossa e devo ammettere che sono ottimi. Mi rimane il rimpianto di non aver preso l'Harimann, ma le finanze del momento non me lo permettevano!

pierosalvatore said...

Sono davvero contento che i vini da me consigliati ti siano piaciuti!! D'altra parte quando un territorio generoso incontra dei produttori scrupolosi...i risultati sono davvero assicurati ;)
Grazie per la visita sul mio blog e Buona Salute!!