Distribuzione territoriale dei vini di questo blog

Saturday, July 22, 2006

I VINI DEL PAESE PIU' GIOVANE DEL MONDO. IL KRSTAČ, ECCELLENTE BIANCO DEL MONTENEGRO.


Poche settimane orsono mi sono recato nella giovane Repubblica montenegrina, da circa un mese divenuta Stato indipendente e sovrano. Oltre alle classiche attività vacanziere ho ben pensato di approfondire le mie conoscenze sull'enologia di questo bellissimo lembo d'Europa. Ho chiesto informazioni ad alcuni amici locali (anch'essi appassionati di vini) e questi mi hanno consigliato una visita ad una azienda molto valida, la Agrokombinat 13 jul-AD Plantaže, situata nei pressi di Podgorica (un tempo chiamata Titograd), la capitale del piccolo Stato.

La storia di questa azienda (tuttora controllata in parte dallo Stato) è davvero interessante e mi sembra opportuno parlarne in due parole in questo articolo. La zona dove oggi si trovano quasi tutti i vigneti dell'azienda, il Čemovsko Polje, era, fino agli anni '60 del secolo scorso un area dalle condizioni semidesertiche, arida ed incolta. Ma l'origine carsica del territorio faceva supporre una grande quantità di acque sotterranee, scoperte con l'intervento disposto dal Governo comunista ai tempi al potere, determinato a migliorare le condizioni economiche ed occupazionali della zona. Tale iniziativa ebbe un grande successo ed ora, nel piccolo Montenegro, esiste e prospera il vigneto più esteso d'Europa (2067 ettari a corpo unico!!). Una distesa mozzafiato di filari e tralci, frutto della caparbietà e di un impegno rivolti al progresso sociale, ricopre ora quella che un tempo era una landa brulla e sassosa. Il tutto a costituire una azienda tuttora in espansione (l'incremento della superficie vitata è di circa 80 ettari l'anno) che vanta numerose certificazioni (ISO 9001-9002 sulla qualità e ISO 14001 sul sistema di gestione ambientale).

Il particolare clima, fatto di estati asciutte e lunghe (rendendo minimi i problemi di difesa anticrittogamica), con pioggie autunnali ritardate ed escursioni termiche giornaliere rilevanti, fanno del Čemovsko Polje un terroir di particolare pregio, le cui potenzialità non sono state del tutto sperimentate, visto l'insediamento piuttosto recente della vitivinicoltura. Le cultivar coltivate nell'azienda sono principalmente le tre varietà autoctone del Montenegro, il Vranac e la Kratošija (vitigni a bacca nera, dei quali parlerò in un apposito post in prossimità dell'autunno) ed il Krstač, vitigno bianco principe dei pasti estivi ed a base di pesce.

Il Krstač, spregiudicatamente autoctono in queste terre, è un vitigno caratterizzato dall'avere il grappolo di dimensioni piuttosto grosse, di forma cilindrico-piramidale, con alatura superiore pronunciata, in modo da far assumere al grappolo una forma di croce, dalla quale deriva il nome della cultivar (krst in lingua serba significa appunto croce). Gli acini, di forma rotonda-subovale, sono di media grandezza e provvisti di abbondante pruinosità (la pruina è risaputamente ricca di lieviti selvaggi e la sua composizione favorisce lo sviluppo degli stessi nel mosto). La maturazione è piuttosto tardiva e concretizza una buona sinergia con il clima del territorio, contraddistinto da pioggie autunnali ritardate.

L'azienda da me visitata produce dal Krstač un vino molto elegante, ottenuto dalla vinificazione in bianco e senza l'utilizzo di lieviti selezionati, in quanto la fermentazione procede con i soli lieviti selvaggi, presenti sulle uve di quest'area i abbondanza, visti gli scarsi interventi contro le avversità crittogame che la bassa piovosità estiva e l'elevata insolazione permettono. Il vino realizzato da questa cultivar è caratterizzato dal colore giallo dorato con sfumature verdastre, dall'aroma caratteristico ed inconfondibile, che ricorda le fioriture del mandorlo. Il sapore equilibrato, il moderato tenore alcolico (12% vol.), il giusto tenore di acidità che gli conferiscono freschezza e bevibilità, lo rendono un vino eccellente per una ottima cena a base di pesce nelle serate estive. Un abbinamento ottimo è a mio avviso quello che si realizza con la ricetta postata su questo ottimo blog di cucina.

Il prodotto ha un prezzo davvero concorrenziale (allo spaccio aziendale l'ho pagato 1 euro e 96 centesimi), dato il basso costo dei fattori produttivi e le buone professionalità presenti in azienda (tra i dirigenti ho trovato persone molto giovani).

In Italia purtroppo non è possibile trovarlo in vendita, visto il provincialismo ed i pregiudizi che spesso riguardano tutto cio che proviene da oltremare. In realtà la Regione balcanico-danubiana rappresenta, a mio avviso, un universo varietale e di tradizioni enologiche che irradierà il futuro dei consumi. Gli importatori ed i distributori che in Italia capiranno ed investiranno per primi nei vini di questi Paesi (in un prossimo futuro "vini di tendenza") dimostreranno intuito e senso degli affari, con sicuri e positivi riflessi economici. I dirigenti della AD Plantaže lo hanno capito e si stanno preparando.

Per il momento si può gustare questo prodotto solo sul litorale montenegrino, bello ed abitato da persone gentili ed ospitali. Sperando che nel nostro Paese vengano presto rimossi i pregiudizi e le manie di superiorità cieca, auspicando che la nostra "mentalità enologica" si liberi dei tabù e navighi libera oltre le "Colonne d'Ercole"...prima di giudicare bisogna conoscere!!

Allora cosa dire?? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.

NELLE FOTO: SCORCIO DEL LAGO DI SCUTARI, VIGNETI NELL'AREA DEL ČEMOVSKO POLJE, GRAPPOLO DI UVA DELLA CULTIVAR KRSTAČ (DALLA CARATTERISTICA FORMA A CROCE), BOTTIGLIA DELLA "AGROKOMBINAT 13 JUL-AD PLANTAŽE", PANORAMA SULLA COSTA MONTENEGRINA.

Thursday, July 06, 2006

UN ALTRO TESORO SALVATO DALL'OBLIO: IL VITIGNO PECORINO, RITROVATO PROTAGONISTA DELLA VITICOLTURA ABRUZZESE.


Alcune settimane or sono un visitatore anonimo del mio blog mi ha dato un ottimo spunto, parlandomi di un vitigno tornato protagonista del panorama vitivinicolo abruzzese: il pecorino. Il commentatore anonimo ha parlato dei vini derivati dal pecorino in termini molto lusinghieri, descrivendoli tra i migliori vini d'Italia. Tale prova di affetto nei confronti dei vini bianchi abruzzesi meritava di sicuro una adeguata ricompensa, ed ho quindi ritenuto opportuno dedicare un post a questa antica e nobile varietà.

Questo vitigno dal nome bizarro e caratterizzato dall'avere le bacche bianche, la foglia media poco lobata, il grappolo medio allungato, di aspetto cilindrico, spesso provvisto di alatura. L'acino è piccolo e tondeggiante, dal colore giallo con sfumature verdi. E' diffuso nelle Marche meridionali, in alcune piccole zone dell'Umbria, in microaree del Lazio ed è in fortissima espansione in Abruzzo.

Densa di mistero è la storia legata all'origine del nome di questo vitigno. Varie sono le teorie, ma la più accreditata (e comprovante l'autoctonia nel territorio regionale) sembra essere quella che lega la viticoltura ad un'altra grande tradizione degli Abruzzi: la pastorizia transumante. Questa cominciava in genere nella prima metà di settembre, svolgendosi in antichi sentieri ricavati sulla terra nuda o inerbita (i famosi tratturi), tra i boschi e le campagne coltivate. Le viti della cultivar "Pecorino", avendo la caratteristica di raggiungere la maturazione in anticipo rispetto alle altre varietà regionali, rendeva le sue uve molto gradite dagli animali, che a fatica venivano trattenuti dai pastori. I quali si trovavano poi, loro malgrado, ad affrontare controversie difficili (e dall'esito talvolta spiacevole) con gli agricoltori vittime della predazione ovina!

Poi sono arrivati anni poco saggi per la viticoltura italiana e molti vitigni di pregio sono rimasti nell'ombra. Il "Pecorino" non sfuggì a questa regola, rimanendo così nell'oblìo. Ma nell'ultimo decennio nuova vita ha investito il comparto, molte persone si sono avvicinate al consumo del vino. In Abruzzo un grande fervore ha caratterizzato questi ultimi anni. Produttori intraprendenti hanno capito che la strada del successo non andava cercata nei vitigni internazionali ma nelle uve nostrane, custodite gelosamente da qualche piccolo, prezioso e testardo coltivatore. Uno di questi validi produttori è stato Luigi Cataldi Madonna, la cui azienda è situata nel territorio del Comune di Ofena (AQ), in una zona posta ad occidente del massiccio del Gran Sasso d'Italia, definita, per le estreme escursioni termiche, il "forno d'Abruzzo".

Il grande merito di Luigi Cataldi Madonna è stato (tra gli altri) quello di riscoprire il vitigno Pecorino, da lui raccolto in vendemmia tardiva(la buona acidità e struttura espresse dal vitigno lo rendono adatto alle vendemmie tardive) e fermentato in legno, ottenendo un prodotto di estremo pregio. Un vino che ha fatto scuola. Un vino magnifico. Un vino che ha fatto voltare pagina alla vitivinicoltura abruzzese, portando molti produttori ad impiantare molti vigneti della antica cultivar.

Tra questi viticoltori, uno di quelli che non posso non menzionare è la pluripremiata Pasetti Vini, la cui sede centrale è a Francavilla al Mare (CH), con vigneti condotti o di proprietà in varie zone della Regione.

Il signor Domenico Pasetti, con la sua famiglia, molto ha investito sul vitigno Pecorino, da lui prodotto in due versioni. La prima, commercializzata con la denominazione "Terre di Chieti I.G.T.", è ottenuta utilizzando le uve Pecorino in purezza (coltivate nel territorio del Comune di Orsogna), con fermentazione svolta prevalentemente in acciaio. Ha un aroma delizioso, floreale, un sapore fresco, sapido, pieno e strutturato, che lo rende il compagno ideale delle pietanze a base di pesce. A mio avviso, il migliore abbinamento, è quello che si concretizza con una buona zuppa (brodetto) di pesce.

La seconda versione (chiamata "Tenuta di Testarossa"), della denominazione "Colline Pescaresi Bianco I.G.T.", è ottenuta con uve coltivate nel Comune di Pescosansonesco (PE). Un territorio che a mio avviso costituisce un vero tesoro pedoclimatico. Terreni argillosi e ricchi di calcare, insolazione elevatissima e ventilazione costante rendono questa area di estremo interesse. Le uve Trebbiano e Pecorino (in uvaggio) vengono sottoposte alla pigiatura soffice e fermentate in legno, con lunga permanenza sui lieviti. Questa particolare lavorazione favorisce la formazione di aromi molto complessi, che rimandano al buon sapore della crosta di pane ed al miele. La buona struttura, il grande tenore di estratti (circa 27 g/l), l'alto tenore alcolico (14 % vol.), insieme alla splendida sinfonia organolettica, lo rendono adatto ad abbinamenti molto interessanti. Quello a mio parere più gradevole è quello che si realizza sposandolo ad un ottima portata di maccheroni alla chitarra al tartufo nero estivo (maccheroni lessati e salati, conditi con olio extravergine di oliva e tartufo grattuggiato, tutto a crudo!). Potenza, grazia e semplicità. Attributi che ci vengono dal passato e ci illuminano con ottimismo il futuro.

I prezzi? In enoteca, circa 7 euri per la versione in purezza, 15 euri per la versione "Tenuta di Testarossa".
Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti. Pierluigi Salvatore.


NELLE FOTO: GRAPPOLI DI UVA PECORINO, MOMENTO DELLA TRANSUMANZA, ETICHETTA DEL PECORINO TERRE DI CHIETI I.G.T. DELLA AZIENDA AGRICOLA PASETTI, PANORAMA DEL COMUNE DI PESCOSANSONESCO (PE).