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Tuesday, May 16, 2006

TRA L'OCEANO PACIFICO E LE ANDE: BREVE STORIA DEL VITIGNO CARMENERE.


La viticoltura dei nuovi mondi è stata, per ovvie ragioni, caratterizzata dal fatto che i vitigni utilizzati sono stati importati dall'Europa, uno dei Continenti di origine della vite domestica (in America per esempio sono presenti molte specie del genere "Vitis", non adatte alla vinificazione). Ma col passare dei decenni, a seconda delle Nazioni di origine degli emigranti ed a seconda dei climi, anche i nuovi Paesi vitivinicoli hanno acquisito una propria personalità legata ad una specifica cultivar: lo "zinfandel" in California, il "malbec" in Argentina, lo "shiraz" in Australia.
Fra le nuove Patrie dell'enologia mondiale ne esiste una che desta molto interesse tra gli appassionati: il Cile. Ed oggi non possiamo parlare dei vini di questo Paese senza menzionare il vitigno che ne è il simbolo: il "carmenère".

Questa cultivar (spesso confusa con i "cabernet", specie con il "cabernet franc"), è un vitigno discendente della "Vitis biturica", antenato delle cultivar bordolesi. Era diffusamente coltivata in Francia fino agli ultimi anni del XIX secolo, quando arrivò dall'America un parassita animale terribile e devastante per la vite, la fillossera. Tale sgradito arrivo provocò la distruzione dei vigneti della Regione francese (cosa che poi accadde anche nel resto del Continente, costringendo molte persone ad emigrare), che vennero poi reimpiantati con portinnesti resistenti alla fillossera (derivati da viti americane). Nel ripristino vennero però preferite cultivar più moderne e produttive, mettendo nel dimenticatoio l'antica varietà.
Nel frattempo la vitivinicoltura metteva radici in Cile (Paese indenne dalla fillossera) ed il "carmenère" trovava così una nuova Patria. Presenta un grappolo medio-piccolo, conico e con acini abbastanza radi (uno dei difetti produttivi della cultivar è rappresentata appunto dalla scarsa allegagione dei fiori), di colore nerastro e ricchi di pruinosità.
Da questo vitigno si ricavano vini alcolici, ben strutturati e dai tannini morbidi. Caratteristiche comuni a molti vini cileni derivati dal "carmenère" sono il tratto erbaceo all'olfatto, con sfumature di liquirizia e di carruba.
In Italia la diffusione di questi vini (purtroppo c'è ancora del provincialismo!!) non è ancora abituale. Ne ho comunque assaggiati alcuni acquistati nelle enoteche e li ho trovati davvero molto validi ed a prezzi molto accessibili (aiutati dall'euro forte).

Un buon acquisto, per un approcio iniziale, può essere considerato il "Carmenère Varietales" dell'azienda "Punta Nogal", situata nella Colchagua Valley (Cile centrale). E' un prodotto discretamente alcolico (14% vol.!), dal sapore intenso e caratteristico del vitigno, da gustare (preferibilmente) non oltre i 12-24 mesi di invecchiamento. Si accompagna benissimo con grigliate di carne o con primi piatti conditi con ragù importanti. Io l'ho bevuto con una stupenda portata di filetto di vitellone al tartufo nero estivo ed è stato a dir poco caleidoscopico. Il prezzo? Circa 6 euri in enoteca.
Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.


Nelle foto: racemo di carmenère, vigneto della Colchagua Valley, etichetta di "Punta Nogal Carmenère".

4 comments:

Giampiero alias Aristide said...

Pierluigi, complimenti. Interessante questo post sul Carmenère, così come gli altri post del tuo blog.
Ti ho segnalato su Aristide. Benvenuto tra i wine blogger italici.
A presto.

Giampiero
www.aristide.biz

pierosalvatore said...

Ti ringrazio tantissimo Giampiero. Da Silvi, buona Salute!!

alejandramapola said...

Pieroluigi,
gracias por referirte al carmenere, es una gran cepa que se da en mi país. Es un vino ligero y armonioso, alegre.
gracias por esto
saludos
alejandra

pierosalvatore said...

De nada y bienvenida en el mi blog.